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anzi verrà qui domani l altro, e forse domani. Il servo pa- reva lieto, ma il suo dire confuso accrebbe le nostre solleci- tudini; né si acquetaron se non il dì appresso, quando Ja- copo scrisse, come ripartirebbe per l Isole già Venete, e che temendo di non ritornare forse più, verrebbe a rive- derci e a ricevere la benedizione di sua madre. Questo biglietto andò smarrito. Frattanto nel dì del suo arrivo a colli Euganei, sveglia- tosi quattr ore prima di sera, scese a passeggiare sino pres- so alla chiesa, tornò, si rivestì, e s avviò a casa T***. Seppe Letteratura italiana Einaudi 125 Ugo Foscolo - Ultime lettere di Jacopo Ortis da un famigliare come da sei giorni erano tutti venuti da Padova, e che a momenti sarebbero tornati dal passeggio. Era quasi sera, e tornavasi a casa. Dopo non molti passi s accorse di Teresa che veniva con l Isabellina per mano; e dietro alle figliuole, il signore T*** con Odoardo. Jacopo fu preso da un tremito, e s accostava perplesso. Teresa appe- na il conobbe, gridò: Eterno Iddio! e dando indietro mez- zo tramortita si sostenne sul braccio del padre suo. Com ei fu presso, e che venne ravvisato da tutti, ella non gli disse parola: appena il signore T*** gli stese la mano; e Odoardo lo salutò asciuttamente. Solo l Isabellina gli corse addosso, e mentre ei se la prendea su le braccia, essa baciavalo, e lo chiamava il suo Jacopa, e si voltava a Teresa additandolo; ed esso accompagnandosi a loro, parlava sottovoce con la ragazzina. Niuno aprì bocca: Odoardo soltanto gli chiese se andasse a Venezia. Fra pochi giorni, rispose. Giunti alla porta, si accomiatò. Michele che a nessun patto accettò di riposarsi in Vene- zia per non lasciare solo il padrone, si tornò a colli un ora incirca dopo mezzanotte, e lo trovò seduto allo scrittojo ri- vedendo le sue carte. Moltissime ne bruciò; parecchie di minor conto le lasciava cadere stracciate sotto al tavolino. Il ragazzo si coricò, lasciando l ortolano perché ci badasse; tanto più che Jacopo non aveva in tutto quel dì desinato. Infatti poco di poi gli fu recata parte del suo desinare, ed ei ne mangiò attendendo sempre alle carte. Non le esa- minò tutte; ma passeggiò per la stanza, poi prese a leggere. L ortolano che lo vedeva mi disse, che sul finir della notte aprì le finestre, e vi si fermò un pezzo: pare che subito do- po abbia scritto i due frammenti che sieguono: sono in di- verse facciate, ma in un medesimo foglio. «Or via: costanza. Eccoti una bragera, scintillante d infiammati carboni. Ponvi dentro la mano; brucia le vive tue carni: bada; non t avvilire d un gemito. A che Letteratura italiana Einaudi 126 Ugo Foscolo - Ultime lettere di Jacopo Ortis pro? E a che pro deggio affettare un eroismo che non mi giova?» «È notte; alta, perfetta notte. A che veglio immoto su questo libro? Io non imparai se non la scienza di ostentare saviezza quando le passioni non tiranneggiano l anima. I precetti sono come le medicine, inutili quando la infermità vince tutte le resistenze della Natura. Alcuni sapienti si vantano d avere domate le passioni che non hanno mai combattuto: l origine è questa della loro baldanza. Amabile stella dell alba! tu fiammeggi dall oriente, e mandi a questi occhi il tuo raggio ulti- mo! Chi l avria detto sei mesi addietro quando tu com- parivi prima degli altri pianeti a rallegrare la notte, e ad accogliere i nostri saluti? Spuntasse almeno l aurora! Forse Teresa si ricorda in questo momento di me pensiero consolatore! Oh come la beatitudine d essere amato raddolcisce qualun- que dolore! Ah notturno delirio! va tu ricominci a sedurmi: pas- sò stagione: ho disingannato me stesso; un partito solo mi resta.» La mattina mandò per una Bibbia ad Odoardo il quale non l aveva: mandò al parroco, e quando gli fu recata, si chiuse. A mezzodì suonato uscì a spedire la seguente lette- ra, e tornò a chiudersi. 14 Marzo Lorenzo, ho un secreto che da più mesi mi sta confit- to nel cuore: ma l ora della partenza sta per suonare; ed è tempo ch io lo deponga dentro il tuo petto. Questo amico tuo ha sempre davanti un cadavere. Ho fatto quanto io doveva; quella famiglia è da quel giorno men povera ma il padre loro rivive più? Letteratura italiana Einaudi 127 Ugo Foscolo - Ultime lettere di Jacopo Ortis In uno di que giorni del mio forsennato dolore, son oggimai dieci mesi, io cavalcando mi dilungai molte mi- glia. Era la sera; io vedeva sorgere un tempo nero, e tor- nando affrettavami: il cavallo divorava la via, e nondime- no i miei sproni lo insanguinavano; e gli abbandonai tutte le briglie sul collo, invocando quasi ch ei rovinasse e si seppellisse con me. Entrando in un viale tutto alberi, stretto, lunghissimo, vidi una persona ripresi le briglie; ma il cavallo più s irritava e più impetuosamente lancia- vasi. Tienti a sinistra, gridai, a sinistra! Quello sfortu- nato m intese; corse a sinistra; ma sentendo più immi- nente lo scalpito, e in quello stretto sentiero credendosi addosso il cavallo, ritornava sgomentato a diritta, e fu investito, rovesciato, e le zampe gli frantumarono le cer- vella. In quel violento urto il cavallo stramazzò, balzan- domi di sella più passi. Perché rimasi vivo ed illeso? Corsi ove intendeva un lamento di moribondo: l uomo agonizzava boccone in una palude di sangue: lo scossi: non aveva né voce né sentimento; dopo minuti spirò. Tornai a casa. Quella notte fu anche burrascosa per tut- ta la Natura; la grandine desolò le campagne; le folgori arsero molti alberi, e il turbine fracassò la cappella di un crocefisso: ed io uscii a perdermi tutta la notte per le montagne con le vesti e l anima insanguinata, cercando in quello sterminio la pena della mia colpa. Che notte! Credi tu che quel terribile spettro mi abbia perdonato mai? La mattina dopo, assai se ne parlò: si trovò il morto in quel viale, mezzo miglio più lontano, sotto un mucchio di sassi fra due castagni schiantati che attraver- savano il cammino; la pioggia che sino all alba cascò dal- le alture a torrenti ve lo strascinò con que sassi; aveva le membra e la faccia a brani: e fu conosciuto per le strida della moglie che lo cercava. Nessuno fu imputato. Ben mi accusavano nel mio secreto le benedizioni di quella vedova perché ho subitamente collocata la sua figlia al nipote del castaldo; e assegnato un patrimonio al figliuo- Letteratura italiana Einaudi 128 Ugo Foscolo - Ultime lettere di Jacopo Ortis lo che si volle far prete. E jer sera vennero a ringraziarmi di nuovo dicendomi, ch io gli ho liberati dalla miseria in cui da tanti anni languiva la famiglia di quel povero la- voratore. Ah! vi sono pure tanti altri miseri come voi; ma hanno un marito ed un padre che li consola con l amor suo, e che essi non cangierebbero per tutte le ric- chezze della terra e voi! Così gli uomini nascono a struggersi scambievolmen- te! Fuggono da quel viale tutti i villani, e tornandosi da lavori, per iscansarlo, passano per le praterie. Si dice che le notti vi si sentano spiriti; che l uccello del mal-augurio siede fra quelle arbori e dopo la mezzanotte urla tre vol- te; che qualche sera si è veduto passare una persona morta né io ardisco disingannarli, né ridere di tali pre- stigj. Ma svelerai tutto dopo la mia morte. Il viaggio è ri- schioso, la mia salute è incerta; non posso allontanarmi con questo rimorso sepolto. Que due figliuoli in ogni loro disgrazia e quella vedova sieno sacri nella mia casa. Addio. Per entro la Bibbia si trovarono, assai giorni dopo, le [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ] |
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